mercoledì 30 ottobre 2013

Patroni e araldica comunale

 
La ricerca sull'araldica civica nella Regione Marche, alla quale diedi anche io un contributo per quanto riguarda la provincia di Pesaro e Urbino, coordinata da Mario Carassai sotto la supervisione scientifica di Alessandro Savorelli, partecipi anche Vieri Favini e Luigi Girolami, col supporto grafico di Massimo Ghirardi, ha prodotto un primo risultato apprezzabile.
Apprezzabile dal pubblico che può finalmente godere del risultato della ricerca almeno per un aspetto, quello della posizione dei santi e dei patroni nell'araldica dei comuni delle Marche, in particolare dei santi vessilliferi: quelli che nei sigilli, nelle monete, nelle pale d'altare e in numerosi altri tipi di supporti sono rappresentati con un vessillo, quasi sempre il vessillo della città.
In attesa che i tempi maturino per la pubblicazione di tutta la ricerca, ecco dunque:

Santi, patroni, città: immagini della devozione civica nelle Marche
testi di Vittoria Camelliti, Vieri Favini e Alessandro Savorelli
a cura di Mario Carassai
Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n. 132, 2013

 
 
L'opera può essere richiesta alla Presidenza del Consiglio della Regione Marche

mercoledì 23 ottobre 2013

Aquila per vessillo


Richiestami un’aquila da rappresentare con facilità su vessilli montefeltreschi, mi ispirai a una delle numerose miniature dei codici della biblioteca dei Montefeltro ora pezzo forte della Vaticana.
Il rapace prescelto sta nel codice Urb.lat.1251.1v. Opportunamente adattato, compare sui vessilli mi pare con un buon risultato, e non solo lì.


Foto tratta da Facebook

lunedì 21 ottobre 2013

Un ex libris di Ronny Andersen, per me.


Quest’oggi ho ricevuto l’ex libris realizzato per me dall’araldista danese Ronny Andersen. Mi piaceva l’idea di avere un lavoro di questo giovane ma affermato araldista e gli ho chiesto qualche mese fa di realizzare concretamente l’idea di ex libris che avevo in mente. Il lavoro è davvero bello.
La quercia è, in altra forma e con altro nome come noto, la figura dell’arma dei Della Rovere che dal 1474 al 1631 furono signori della città dove, un po’ casualmente, nacqui in un tempo sempre più lontano. Va detto che questo fatto è in realtà una coincidenza, mi piaceva la quercia con le sue foglie particolari e questo basta. L’albero è sradicato, non per un omaggio alla casato or ora citata, ma perché chi scrive è sostanzialmente tale o tale si sente.

Lo stemma ai piedi della quercia è l’arma di Monte Falcone, castello di cui Acqualagna fu borgo. Gli smalti sono ignoti, potrebbero essere stati quelli usati oggi dal Comune acqualagnese (d’azzurro al falco al naturale poggiato su un monte di tre cime di verde), ma anche quelli della più importante famiglia del Luogo che nel XV secolo aveva stemma uguale, ma smalti diversi. Lo stemma è lì collocato perché da lì proviene la mia famiglia paterna, quella di cui porto il cognome.

Lo stemma crociato è quello di un’altra località: Ivrea, la città di Ivrea, che alza per arma una croce rossa in campo bianco, semplice e bello, comune, come noto a moltissimi comuni dell’Italia centrale e settentrionale, ognuna fiera e orgogliosa di uno stemma certamente molto antico. Sta su un ramo mozzato, del resto tale è il mio rapporto con quell’amabile città dopo che sono stato trascinato via dagli eventi della vita nella spensierata adolescenza… resta un piccolo getto… i fratelli del SOAS sanno cos’è…

Sull’altro ramo lo stemma dei Montefeltro, ovvero, con una scontata modifica piuttosto comune, anche l’arma di Urbino: bandato d’azzurro e d’oro, la seconda caricata di un’aquila di nero. Gli anni belli dell’Università, le prime ricerche araldiche sono nate lì, e lì è nata mia figlia e ciò giustifica i giovani getti che seguono l’arma appesa.

Più su lo stemma che mi sono dato ventitré anni fa in ambito universitario (goliardico per la precisione), come ho ampiamente detto nella mia presentazione in questo blog. I colori sono quelli di Ravenna, la mia città di residenza a quei tempi… d’altra parte i fuori sede sono spesso appellati con una sorta di toponimico. Le figure sono quelle di un cliché trovato Portobello di Londra e che si attagliava molto bene al nome goliardico ricevuto nel Maximus Ordo Torricinorum.

Quanto al motto LIBERTA' VO CERCANDO, è ripreso da un passo del primo canto del Purgatorio della Commedia di Dante. Meglio è preso dalla testata di una rivista dell’Unione Goliardica per la Libertà edita nel 1925. Anche di ciò ho detto nella presentazione in questo blog.

Ecco, dunque, in sostanza, la spiegazione araldo-topo-psicanalitica di questo ex libris per la cui realizzazione ringrazio, anche in questa sede, l’ottimo Ronny Andersen.

Qui il sito di Ronny Andersen


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venerdì 18 ottobre 2013

Adriano Fieschi. Un legato che ha lasciato il segno.

Peducci, chiavi di volta, architravi, stipiti; in questi ed altri luoghi tipici del palazzo ducale di Urbino i conti e i duchi delle case di Montefeltro e dei Della Rovere hanno voluto rappresentare le loro insegne: stemmi e imprese. Altri personaggi, soprattutto dopo la devoluzione del Ducato di Urbino alla sede Apostolica (1631), quando il palazzo non era più reggia ma palazzo apostolico, vollero lasciare il segno di sé con graffiti di vario genere, alcuni anche araldici, alcuni di pregevole fattura. Di alcuni legati restano lapidi commemorative, ma il caso più clamoroso, per l'inedita e insuperata impudenza, è quello del cardinale Adriano Fieschi (Genova 1788 - Roma 1858) che volle lasciare di se stesso un segno là dove solo i duchi ebbero l'onore di lasciare il loro: l'architrave di una porta, con un fregio araldico che (se non per lo stile dell'opera araldica e per il carattere delle lettere che l'accompagnano) potrebbe essere scambiato per un'antica insegna in qualche modo commessa con la storia più importante del palazzo. E invece si tratta dello stemma e delle iniziali di tal A(driano) C(ardinale) F(ieschi) L(egato) che fu legato di Urbino e Pesaro per meno di un anno dal luglio 1847 all'aprile 1848.

lunedì 14 ottobre 2013

I Borgia di Neil Jordan


La serie I Borgia  (The Borgias) prodotta dalla televisione canadese e creata da Neil Jordan, contiene numerosi svarioni storici come segnala, tra l’altro, Wikipedia.
Pur di minore rilevanza (forse) si riscontrano anche diversi errori araldici che appaiono del tutto gratuiti.
La bandiera che accompagna Giovanni Sforza è curiosa: il campo inquartato di rosso e di bianco sembra l’inversione cromatica dello stemma (e del vessillo) della città di Pesaro. Ogni quarto è caricato da uno stemmino illeggibile che parrebbe essere sempre lo stesso. Improbabile.


La bandiera dell’esercito papale è quella della Guardia svizzera! Come noto la Guardia svizzera fu per così dire costituita nel 1506 da papa Giulio II, ma quella bandiera è molto più recente. Il cardinale Della Rovere (poi Giulio II) fu acerrimo nemico di Alessandro VI anche nella serie tv… una beffa!
Mitiga lo svarione la presenza di "gonfaloni" papali? No.
 


Che dire della corte di Ludovico il Moro allestita nella sala principale del castello della Manta con il meraviglioso stemma dei Saluzzo!? Davvero non sono riusciti a trovare un’ambientazione sforzesca?


Incredibile, il povero Carlo VIII col collare dell’Ordine di San Michele con conchiglie e fiocchi (corretto) da cui pende assurdamente un Toson d’oro!!!

 
Si poteva far meglio, con un po’ d’attenzione e poca spesa.

;-)


domenica 13 ottobre 2013

San Francesco nello stemma di San Leo. Convegno del 12 ottobre 2013


Le mie ricerche (risalenti al 2004, presso l’archivio dello Stato della Repubblica di San Marino, concernenti innanzitutto l’araldica dei Montefeltro), unitamente a quelle svolte dal gruppo di ricerca diretto da Alessandro Savorelli per conto della Regione Marche (2008-2009), concernenti l’araldica comunale del territorio regionale, hanno permesso guardare col supporto di un’adeguata documentazione storico-araldica l’evoluzione degli emblemi del Comune di San Leo che, non è un caso isolato, non risponde appieno a quanto enunciato dalla tradizione e ribadito nella documentazione ufficiale proposta agli organi competenti al fine di ottenere il decreto di riconoscimento nel 1902.

L’esito dell’ampia ricerca condotta nel 2008-2009 sarà edito quanto prima (finanziatori permettendo… il volume dedicato alla Provincia di Macerata è già in corso di stampa…), in quella sede troverà posto una scheda sintetica sul comune di San Leo nonostante nel frattempo si sia unito alla Regione Emilia e Romagna. La mia lunga relazione al Convegno leontino troverà spazio sulla rivista della Società di Studi Storici per il Montefeltro: “Studi Montefeltrani”.

Per l’invito a partecipare con la mia relazione al convegno di studi ringrazio la Società e il suo Presidente Alessandro Marchi, nonché il Comune di San Leo col  sindaco Mauro Guerra.

L’occasione è stata propizia per gettare le basi per progetti futuri. Bene.