martedì 25 dicembre 2007

Bilancio di un anno

Un anno fa cominciavano le pubblicazioni di questo mio blog di araldica.
Le visite sono state quasi tremila e quasi quattromila le pagine visitate. Non so se possa definirsi un successo, come non so se i visitatori hanno trovato qui qualche spunto, qualche nota interessante... In ogni caso grazie a tutti.
Nonostante gli impegni cercherò di aggiungere nuovi post. Ne posso preannunciare uno la cui pubblicazione è stata in qualche modo sollecitata da un quesito proposto via e-mail da una visitatrice.

A conclusione di questo primo anno in rete, a tutti voi i migliori auguri per un Felice 2008!

Antonio

sabato 15 settembre 2007

E' nata Emma!

Ieri, venerdì 14 settembre 2007, alle 16, all'ospedale di Urbino, è nata mia figlia Emma!

La mamma Vera e la bambina stanno benissimo!!!

domenica 5 agosto 2007

Urbino: La XXVI Festa del Duca e la mostra araldica.

E' stata presentata ieri alla stampa la XXV edizione della Festa del Duca organizzata dall'Associazione Rievocazioni Storiche - Urbino Ducale, che si terrà ad Urbino dal 16 al 19 agosto 2007.
Per volontà della Presentente dell'ARS, Francesca Crispini, l'edizione 2007 della Festa del Duca sarà arricchita da una mostra dedicata all'araldica, allestita in una sala del centralissimo Collegio Raffaello. Saranno esposti alcuni stendardi usati dall'ARS nelle passate edizioni della Festa e alcuni scudi araldici gentilmente prestati dal Comune di Piandimeleto, provenienti dal Museo del Castello dei conti Oliva.
Nell'allestimento della mostra sono stato coinvolto pure io...
L'auspicio è che, a partire questa prima iniziativa dedicata all'araldica, la Festa del Duca possa trarre lo stimolo per rinnovarsi anche nell'apparato iconografico.



Un momento della presentazione della mostra.Il sottoscritto illustra alcuni stemmi ai visitatori,
tra questi il sindaco di Urbino Franco Corbucci e l'assessore Alceo Serafini.

domenica 29 luglio 2007

Il museo dell'araldica

Nella giornata di ieri 28 luglio 2007 preso il salone d’onore del Palazzo dei conti si è tenuta la presentazione dei costumi, degli strumenti, delle armature e delle insegne realizzate con il progetto “Alla corte degli Oliva, conti di Piagnano, signori di Piandimeleto” a cura del responsabile del procedimento Filiberto Corsucci.
Nell’occasione è stata distribuita anche la pubblicazione “Il museo dell’araldica” con testi e immagini di Antonio Conti. Si tratta del terzo opuscolo dedicato all’ultima sezione del Museo del Palazzo dei conti Oliva dedicata all’araldica nel Montefeltro.
L’opuscolo costituisce una rapida introduzione all’araldica ed è diviso in otto capitoletti:
Nascita ed evoluzione del sistema araldico
Caratteristiche di base
L’uso e l’utilità dell’araldica oggi
Le fonti per lo studio dell’araldica
La descrizione di uno stemma: la blasonatura
La lettura di uno stemma
Lo stemma dei conti Oliva
I quarantacinque scudi esposti in mostra.
Segue una breve bibliografia per approfondimenti.

sabato 7 aprile 2007

Palazzo Luminati... eppure qualcosa si muove.

La mia sollecitazione al Comune, alla Soprintendenza PSAE Marche e all'Unesco, riguardo palazzo Luminati sembrava non aver sortito ancora alcun effetto. Invece...

Qualche giorno fa ero sul ponteggio di restauro in un oratorio di Urbino in occasione dell'apertura straordinaria di quel luogo per le giornate del FAI. Relatori d'eccezione per l'occasione erano il restauratore urbinate Bacchiocca e la Direttrice storica dell'arte della Soprintendenza dott.sa Vastano. Terminata la visita mi sono attardato a scambiare qualche parola con i due relatori ed ho introdotto l'argomento a me caro di palazzo Luminati, anche per sapere se il restauratore aveva qualche idea in proposito.
E' stato allora che la direttrice ha esordito: "su palazzo Luminati dovremo intervenire, abbiamo avuto una segnalazione dell'Unesco. Qualche cittadino di Urbino deve aver segnalato all'Unesco...". A questo punto ho interrotto la dottoressa: "quell'urbinate sono io!".

Dunque qualcosa comincia a muoversi per i graffiti di palazzo Luinati... Bene!!!



venerdì 9 marzo 2007

Libro sull'Università di Urbino... e il mio saggetto?


Lunedì 5 marzo è stato inaugurato il 501° anno accademico dell'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo". Oltre a tutte le autorità accademiche (in testa il Magnifico Rettore prof. Giovanni Bogliolo), ha preso parte alla cerimonia anche il ministro dell'Università e della Ricerca on. Fabio Mussi.

Le relazioni del Rettore, del rappresentante degli studenti e quello del personale non docente possono essere letti qui in formato pdf. Un servizio televisivo del tg3 Marche può essere visto qui in mediaplayer.

Al termine della cerimonia il rettore ha fatto dono al ministro della prima copia del libro "1506-2006 Cinquecento anni di storia dell'Università di Urbino".

Immagino che all'interno di quest'opera sarà stato dedicato un po' di spazio alla sede storica dell'Ateneo: palazzo Bonaventura. Conseguentemente immagino che si sarà quantomeno accennato ai due stemmi... I redattori avranno continuato a insistere con le attribuzioni errate, o avranno fatto tesoro delle informazioni che ho fornito all'ateneo nel mio piccolo saggio di cui ho parlato in questo blog nel post del 7 dicembre scorso?

Purtroppo non sono riuscito ancora a vedere il libro. Spero davvero si sia tenuto conto dei miei rilievi.


mercoledì 21 febbraio 2007

Dettagli di palazzo Luminati di Urbino

Ho ricavato delle immagini piuttosto interessanti sugli avanzi di pittura murale di palazzo Luminati.
Da quanto emerge da questa mia sommaria indagine la facciata del palazzo doveva essere interamente decorata con composizioni di oggetti, rappresentazioni di uomini e di animali fantastici.
Il tutto doveva essere organizzato in diversi registri che seguivano gli aspetti architettonici della facciata: le cornici delle finestre e i cordoli marcapiano.

Oltre ai cordoli in pietra erano aggiunti altri cordoli dipinti per meglio organizzare la disposizione delle figure in teorie che si sviluppavano longitudinalmente (evidenziati in rosso).

Gli avanzi di pittura sono molto frammentari e lacunosi, ma permettono una prima lettura di massima.
La parte più alta della facciata (evidenziata in arancione), cioè quella appena sotto la grondaia e fino alla cornice dello stipite delle finestre del secondo piano è in gran parte ancora coperta da uno strato uniforme di colore marrone. Uno strato che potrebbe essere stato sovrapposto allo strato pittorico che a noi interessa, come sembrerebbe evincersi in alcuni frammenti. Si tratta di una ipotesi da verificare con un sopralluogo.

Le campiture delimitate dalle cornici delle finestre e dal cordolo in pietra del secondo piano erano certamente decorate con panoplie e con la presenza di putti. Una composizione di strumenti militari armature e scudi si legge chiaramente appesa ad un nastro nell’estrema campitura di sinistra.

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La presenza di un putto (forse aggrappato ad una faretra) si individua nella campitura centrale di sinistra.

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Nelle altre due campiture le scarse tracce di pittura permettono solo di intuire il proseguimento del medesimo soggetto.

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Così la presenza di nastri e di oggetti appesi, caratteristici di queste composizioni, come si individuano ampiamente a palazzo ducale.

Appena sotto il cordolo in pietra del secondo piano, si nota la presenza di una fascia con una serie di figure chimeriche affrontate a coppie in pigmento rossiccio. Questa teoria è divisa dal registro inferiore tramite un cordolo chiaro dipinto.

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Sotto questo cordolo fittizio scorre una teoria di personaggi riccamente vestiti con abiti panneggiati, ma si nota anche la presenza di elementi architettonici, forse colonne. Questo registro (evidenziato in verde) è delimitato verso il basso dalle cornici degli stipiti delle finestre del primo piano e sa un cordolo dipinto che percorre la facciata nelle campiture tra una finestra e l’altra.
Curiosamente i frammenti di pittura superstiti si concentrano in corrispondenza delle campiture tra le finestre della facciata Così, in corrispondenza della prima campitura si individuano oggetti caratteristici del trionfo militare (come una ghirlanda sostenuta da un’asta), due chiarine decorate con nastri svolazzanti e delle figure umane (certamente i suonatori di chiarina) non meglio definibili nella posizione. Avanti a questi delle fiamme (?), una piccola mano (?) e un pilastro (?).

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In corrispondenza della seconda campitura si individuano bene le figure di tre individui procedenti o comunque rivolti verso sinistra (come i suonatori di chiarine). Vestono abiti panneggiati e uno di questi indossa calzature basse. In testa al gruppo di individuano fronde che probabilmente erano portare da uno dei personaggi rappresentati nel ciclo pittorico, come dimostrano i frammenti dell’ultima campitura. Sopra i personaggi individuabili in questo gruppo di frammenti, si può intravedere un cartiglio o più probabilmente un lungo e sottile vessillo bifido.

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In corrispondenza della tersa campitura, si possono individuare solo pochissimi frammenti del registro contenente la teoria di persone, ma su queste limitate porzioni di pittura si leggono un abito stretto in vita di un personaggio e altri particolare riconducibili a delle vesti. Se tutte le immagini di questo registro appaiono nella tinta bianco e nero, un frammento di pittura appena sopra l’angolo superiore destro della finestra centrale ci mostra un tessuto di colore rossiccio.
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All’estrema destra della facciata, in corrispondenza della quarta campitura troviamo ancora dei personaggi rivolti verso destra. Questa volta si leggono pene i loro profili: il primo potrebbe essere di un uomo, il secondo di una donna. Quest’ultima regge un ramo con foglie analogo a quello già individuato in precedenza. Dietro questa figura si individua almeno un altro personaggio e un elemento verticale (una colonnetta?) attraversato da un asta (?) in diagonale.
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Si tratta con tutta evidenza di un corteo composto da molti personaggi.

Nelle campiture tra le finestre del 1° piano si trovano pochissimi frammenti che non permetto di individuare il soggetto della rappresentazione. Nel registro sotto il cordolo delle finestre del primo piano vi sono tracce di pittura, ma assomigliate a quella avanzata sotto il tetto. Se questa pittura dovesse ricoprire quella più antica, la sua eliminazione potrebbe rilevare particolari interessanti.

Come si vede da questa prima indagine sommaria la facciata di questo antico palazzo urbinate era riccamente decorata, una decorazione che non doveva essere una eccezione nel panorama urbanistico dell’Urbino medievale, anzi.
Sulla tecnica dello sgraffito (verosimilmente usata a palazzo Luminati) si legga quanto scritto dal Vasari.

L'importanza della salvaguardia delle decorazioni di palazzo Luminati risulta così ancor più impellente e necessaria.

lunedì 12 febbraio 2007

Le mura di Urbino & Castelnuovo di Auditore: due iniziative da sostenere

Le mura di Urbino
Da anni l'amico Sergio Di Stefano sta cercando di promuovere il recupero della pubblica fruibilità del circuito delle mura cinquecentesce della città di Urbino.
A fronte del suo impegno, però, nulla sembra muoversi né in ambito locale né in ambito nazionale. Anzi.
Recentemente la situazione si è ulteriormente aggravata con altri interventi privati.
Per saperne di più: Le mura di Urbino di Sergio Di Stefano

Castelnuovo di Auditore
Gabriele Bartolini si sta da tempo opponendo al progetto di recupero di Castelnuovo di Auditore, uno dei tanti borghi murati che costellano le colline dell'entroterra della provincia di Pesaro e Urbino.
Bartolini sostiene, non senza ragione, che il progetto di recupero (non autorizzato dalla Soprintendenza) nasconde in realtà il tentativo di stravolgere l'impianto urbanistico e le caratteristiche storico-antropologiche di Castelnuovo.
Per saperne di più: Castelnuovo di Gabriele Bartolini

lunedì 5 febbraio 2007

Piume e non palme.

Dopo palazzo Luminati, eccomi a trattare di un altro palazzo urbinate. Si tratta di palazzo Palma, situato in via Mazzini, quasi di fronte al primo.
In questo palazzo si trova un cortile con porticato che è certamente uno dei luoghi più suggestivi della città.
Oggi questo edificio ospita un pensionato universitario; ma prima ancora di divenire palazzo Palma era la residenza della famiglia Galli. Il passaggio ai Palma avvenne per eredità sul finire del Cinquecento, ma i Palma vi si trasferirono solo nel 1771. Nel 1703 era conosciuto come palazzo dei Galli. Scriveva infatti l’urbinate papa Clemente XI nel 1703: “…fra gli altri spicca quello dei Galli, famiglia antichissima e nobilissima quale benché estinta merita non se ne estingua la memoria…” (NEGRONI, 2005, p. 133).
Ecco come Franco Mazzini descrive l’ambiente del cortile porticato di questo palazzo: “La nobiltà del monumento si rivela però nell’ampio cortile a tre arcate per lato (sensibilmente più ampie quelle centrali), su pilastri ottagonali in laterizio, coi singolari capitelli di pietra arenaria a foglia di palma finemente intagliata” (MAZZINI, 1982, p. 367).

I pilastri di palazzo Galli (fig. 1) hanno caratteristiche analoghe a quelli di altri edifici urbinati.


Così i pilastri in pietra del narcete di San Francesco (fig. 2) (MAZZINI, 1982, p. 367), quelli in cotto e pietra nel cortile di palazzo Paltroni (NEGRONI, 2005, p. 119), così come quelli del palazzo della Cappella musicale del SS. Sacramento (fig. 3) (MAZZINI, 1982, p. 396-397) o di palazzo Peroli (già palazzo di proprietà di Guidantonio da Montefeltro, MAZZINI, 1982, p. 389), oppure del chiostro grande di del convento di S. Francesco.

In particolare le basi dei pilastri di palazzo Galli (fig. 4) sono pressoché uguali a quelle del narcete di San Francesco (fig. 5) e a quelle della sede della Cappella musicale (fig. 6), tutte col caratteristico motivo ad artiglio.



Soffermandoci sui capitelli che sono l’oggetto di queste considerazioni. Quelli dei portici laterali di palazzo Galli (fig. 7) sono simili a quelli di palazzo Paltroni (“a foglie d’acqua” NEGRONI, 2005, p. 119), a quelli del portico del cortile interno di palazzo Peroli e a quelli della sede della Cappella musicale (fig. 8). Il medesimo motivo si ritrova anche nella lesena interna superstite dell’antica chiesa di San Bartolomeo e nei pilastri del chiostro grande di San Francesco. Invece i capitelli del narcete dell’omonima chiesa sono diversi (fig. 9) (“a fogliami” MAZZINI, 1982, p. 343).


Questa veloce rassegna riguardo la presenza di questo tipo elementi architettonici nella chiesa pantheon della Città e in abitazioni di importanti famiglie della corte dei Montefeltro, ci fa pensare a una soluzione architettonica di gran moda. Essi sono usualmente ritenuti tipici dell’architettura del Trecento, ma alcuni documenti notarili evidenziano come il narcete di San Francesco fosse in costruzione nella prima metà del Quattrocento (NEGRONI, 1993, p. 36 e 37, nota 7), poco prima di quando, intorno alla metà del secolo, vennero eseguiti lavori di ampliamento e abbellimento di palazzo Galli (NEGRONI, 2005, p. 132). Il gusto appare comunque decisamente gotico, specialmente se confrontato con le novità architettoniche del Rinascimento. Il Palazzo ducale di Urbino e palazzo Passionei-Paciotti ci mostrano come il modello architettonico del cortile di palazzo Galli fosse ormai superato nella seconda metà del XV secolo.

Ciò che ha attirato la mia attenzione, e che è oggetto di questo post, è il motivo che decora i capitelli del porticato del cortile di palazzo Galli nel lato al quale si accede dall’entrata principale di via Mazzini (fig. 10).

Questi capitelli sono diversi da quelli del lato destro che, come si è detto sono a foglie d’acqua, secondo la definizione di Franco Negroni.
I capitelli ai quali mi riferisco sono descritti così: “singolari capitelli di pietra arenaria a foglia di palma finemente intagliata” (MAZZINI, 1982, p. 367), oppure “delicati capitelli in pietra a foglia di palma” (NEGRONI, 2005, p. 133) (figg. 11, 12 e 13).


Dunque il motivo della foglia di palma accomuna le descrizioni di due importanti studiosi della storia e dell’arte urbinate. Eppure, a me quelle figure scolpite nei capitelli appaiono altro. Mi sembrano piuttosto delle piume.
Credo che l’individuazione della foglia di palma possa essere derivata dalla suggestione del nome del palazzo così come attestato in epoca tarda: palazzo Palma.
Ma il palazzo, come si è visto, fu costruito dai Galli diversi due secoli prima.
Lo stemma dei Galli non vede rappresentate una o più piume, bensì la figura intera di un gallo; così come lo stemma dei Palma vede rappresentata una pianta di palma intera e non una i più foglie. Dunque non si tratta dello stemma dei Galli (fig. 14), o dello stemma dei Palma.

Ma il motivo che decora i capitelli del portico di palazzo Galli (ora Palma) è chiaramente un motivo evocativo del nome della famiglia committente dell’opera e residente nel palazzo per almeno duecento anni: i Galli.
In araldica si riscontrano casi (anche di brisure) nei quali si vede rappresentato un particolare a significare il tutto. Credo che in questo caso, artistico e araldico al tempo stesso, il motivo delle piume possa certamente richiamare i Galli.
Il palazzo passò ai Palma con l’estinzione della famiglia dei Galli. E’ quindi probabile che con l’andar del tempo i nuovi proprietari abbiano voluto fare intendere che quei fregi fossero delle foglie di palma. L’estinzione della casata dei Galli e la similitudine del disegno piuma - foglia di palma hanno contribuito a far cadere nell’oblio l’antico significato.

La rappresentazione di piume nella foggia dei capitelli di palazzo Palma richiama quella risalente alla metà del Trecento adottata dal principe di Galles Edoardo (il cosiddetto Principe nero), ed ancor oggi insegna dell’erede al trono d’Inghilterra (fig. 15).

Un richiamo evidente anche nei fregi impressi sulle mattonelle in cotto che costituiscono il soffitto di un ambiente di palazzo Palma, già Galli (fig. 16).



Bibliografia:
F. MAZZINI, I mattoni e le pietre di Urbino, Argalia Editore, Urbino, 1982.
F. NEGRONI, Il Duomo di Urbino, Accademia Raffaello, Urbino, 1993.
F. NEGRONI, Appunti su alcuni palazzi e case di Urbino, Accademia Raffaello, 2005.

Immagini:
Foto a colori di Antonio Conti
Disegno dello stemma dei Galli di Urbino di Antonio Conti, sulla base di un documento notarile del XVI secolo (cortesemente segnalatomi da mons. Franco Negroni).
Disegni relativi al Principe di Galles tratti da J. P. BROOKE-LITTLE, Royal Heraldry, Pilgrim Press Ltd., 1987, p. 6.
Foto bn della mattonella tratta da F. MAZZINI, I mattoni e le pietre di Urbino, Argalia Editore, Urbino, 1982, p. 169.

Vedi palazzo Palma nel sito del Comune di Urbino: http://www.comune.urbino.ps.it/id/413/1943.aspx

lunedì 15 gennaio 2007

Articolo 006 - Origine dell'arma dei Della Rovere

A. Conti
L’origine dell’arma dei Della Rovere.
in “Pesaro città e contà”, n. 23, Pesaro, 2006, pp. 7-15, ill. bn.

In questo numero della rivista della Società pesarese di studi storici, è stato pubblicato il primo di una serie di articoli che avranno per oggetto l'araldica di quel ramo della famiglia savonese dei Della Rovere che subentrò ai Montefeltro nel Ducato di Urbino dal 1508 al 1631.
Questo primo articolo riguarda l’origine dello stemma adottato da Francesco Della Rovere, colui che divenne papa col nome di Sisto IV nel 1471 e che fece la fortuna della propria famiglia dotando suo nipote Giovanni di un feudo (Senigallia e Mondavio nel 1474) e nominando cardinale il fratello di Giovanni, Giuliano Della Rovere, colui che sarà poi papa Giulio II.
L’adozione dello stemma da parte di Francesco Della Rovere si ricollega verosimilmente ai suoi rapporti con la famiglia Della Rovere di Torino…