lunedì 16 ottobre 2017

Il sigillo di un conte Guido, forse di Montefeltro (XIV sec.)


Le prime testimonianze araldiche dei Montefeltro provengono da alcuni sigilli e da alcuni stemmi su monumenti. Tra i primi, la storiografia ricorda un sigillo circolare, di rame, al centro del quale è rappresentato uno scudo gotico bandato con un’aquila sulla prima banda. Lo scudo è circondato dalla legenda: “+ s. gvidonis comitis mōtī fēlīī”. Nonostante sia molto consumato, si possono apprezzare i segni superstiti di alcuni elementi decorativi di riempimento del campo del tipario, motivi floreali disposti secondo uno schema consueto per l’epoca: un elemento uscente dal centro di ciascuno dei tre lati dello scudo, con l’aggiunta di un quarto elemento, forse un fiore, dalla punta dello scudo.
 
(Sigillo pubblicato da F.V. Lombardi*)
 
Questo sigillo fu pubblicato per la prima volta nel 1902 da Luigi Junior Rizzoli, conservatore del Museo Bottacin di Padova, dove il sigillo è tuttora conservato. Leggendo nel sigillo “Montis Felcini” o “Montis Fenlini” Rizzoli si limitò a constatare che, di fronte all’inesistenza di un Monte Fenlino, si poteva rintracciare un Monte Felcino in provincia di Pesaro e Urbino (1).

La pubblicazione di Rizzoli destò l’interesse di Giuseppe Castellani il quale, ottenuta l’impronta del sigillo, vi riconobbe l’arma dei Montefeltro. L’interesse di Castellani si concretò poi in un articolo pubblicato su “Le Marche Illustrate”, nel 1902 (2). Ammettendo che non c’era prova del possedimento comitale di un Guido da Montefeltro su Monte Felcino, Castellani ritenne che la legenda dovesse esser letta come: “+ Sigillum Guidonis Comitis Montis Feltrii”. Citando Ginanni (3), di Crollalanza (4), Reposati (5) e altri autori che si occuparono dell’araldica e della monetazione feltresca, Castellani rilevò come l’arma del sigillo fosse pressoché identica all’arma dei Montefeltro, e concluse che il conte Guido doveva essere stato Guido il Vecchio, nato intorno al 1220 e morto nel 1298. Ve detto, per inciso, che tutti questi autori blasonano lo stemma col capo dell’impero, mai riscontrato, invece, nelle armi dei Montefeltro.

Castellani riferì le sue conclusioni a Rizzoli, e questi ne diede conto nel volume I sigilli del Museo Bottacin di Padova. Scrisse Castellani a Rizzoli: «È facile determinare a quale Guido da Montefeltro abbia appartenuto il sigillo stesso, perché il titolo di conte, comitis, ci sgombra la via da ogni incertezza. Uno solo di tal nome fu conte di Montefeltro, Guido detto il Vecchio, figlio di Montefeltrano II» (6). Nonostante le argomentazioni di Castellani, il conservatore del Museo padovano confermò la precedente lettura paleografica (dunque non Montefeltro), ma ammise che il sigillo poteva essere datato alla fine del XIII secolo, invece che ai primi decenni del XIV come aveva scritto in precedenza.

Castellani dimenticò di comunicare a Rizzoli di aver pubblicato un articolo sul tema nelle pagine di “Le Marche Illustrate”, nel 1902. Poteva chiudersi qui la partita? Certamente no. Luigi Junior Rizzoli, nel 1905, scrisse a “Le Marche Illustrate”: «Poiché soltanto ora mi sono accorto che il prof. Castellani pubblicò (…) credo mio dovere di riprendere proprio qui le poche ragioni da me addotte in opposizione a quelle del Castellani» (7). Sostanzialmente Rizzoli confermò che lo stemma in questione «se non è quello dei Montefeltro, è perlomeno identico» e, pur confermando le ragioni paleografiche già espresse, signorilmente concluse: «per metterci d’accordo adunque è uopo ammettere che la paleografia degli antichi sigilli non sia stata generalmente sempre molto rigorosa». A puro titolo di curiosità ricordo che Marco Battagli, nel suo testo Marcha, scrisse che l’antico nome di Montefeltro era Montis Feliciani, ma questo non risulta mai associato ai conti di Montefeltro (8).

Questo sigillo potrebbe mostrare uno dei più antichi stemmi dei Montefeltro. È molto simile a quello classico, ma non identico: qui l’aquila carica la prima banda, non la seconda; così, se l’aquila è da intendersi nera, dovremmo costatare che gli smalti delle bande sono invertiti rispetto al consueto: non bandato d’azzurro e d’oro, ma bandato d’oro e d’azzurro. Potremmo ritenere questa incongruenza un’imprecisione dell’incisore, ma anche un segno dell’instabilità delle armi di quel periodo.

Purtroppo il sigillo non è in grado di dirci nulla di preciso sul suo titolare. Castellani identificò quel Guido con Guido il Vecchio, e alla luce di ciò anticipò di qualche decennio la datazione precedentemente proposta da Rizzoli (9); tuttavia, ammesso che si tratti di un sigillo montefeltresco, Guido il Vecchio non è affatto l’unico conte Guido della casata al quale il tipario potrebbe essere attribuito. La fama di Guido il Vecchio ha certamente indotto Castellani a ritenerlo il sicuro titolare del sigillo, ma il titolo comitale di Montefeltro spettava a tutti i membri maschi della famiglia. Guido il Vecchio ebbe, per esempio, un nipote omonimo, figlio di Federico (10), e non si può escludere che altri personaggi della famiglia, rimasti ignoti alle genealogie redatte fino ad ora, possano essersi chiamati Guido, in onore del celeberrimo antenato cantato da Dante. Il periodo di datazione permette di attribuire il sigillo sia a Guido il Vecchio sia al nipote omonimo che fu anch’egli esponente di primo piano del partito ghibellino nell’Italia centrale nei primi decenni del XIV.

In conclusione se, come appare, Federico da Montefeltro, figlio di Guido il Vecchio, non aveva ancora collocato l’aquila ghibellina nel suo stemma (almeno a tutto il primo decennio del XIV secolo) (11), è verosimile che questo sigillo, se di un Montefeltro, appartenne a suo figlio Guido, e non a suo padre. Pertanto sarebbe databile ai primi decenni del XIV come intuito da Rizzoli nel suo primo intervento. D’altra parte, Rizzoli acconsentì a ricondurre la datazione del sigillo al XIII secolo, e non al XIV, per via dell’indicazione di Castellani, ma un sigillo con analoghe caratteristiche a quello del conte Guido viene datato da Castellani al XIV secolo (12).

                                                 

(1) L.J. Rizzoli, “Bollettino del Museo Civico di Padova”, a. IV (1901), nn. 1 e 2, Padova, 1902.

(2) G. Castellani, Un sigillo di Guido da Montefeltro, in “Le Marche Illustrate” 1902, fasc. 1, p. 56 e ss.

(3) «Feltri stirpe dei Principi di Urbino, portava bandato d’oro e di azzurro, col Capo dell’Impero», M.A. Ginanni, L’arte del blasone, Venezia 1756, p. 207.

(4) «Feltri di Urbino (...) bandato d’oro e d’azzurro; col capo dell’impero», G. B. di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, cit., vol. I, p. 397; «Montefeltro famiglia Marchigiana di parte ghibellina: Bandato d’oro e d’azzurro; al capo caricato dell’aquila spiegata di nero», G. di Crollalanza, Gli Emblemi dei Guelfi e Ghibellini, Rocca San Casciano 1878, p. 151.

(5) R. Reposati, Della zecca di Gubbio e delle geste de’ conti, e duchi di Urbino, Gubbio 1773, vol. I, che ampiamente descrive le monete dei Montefeltro con i loro stemmi.

(6) L.J. Rizzoli, I sigilli del museo Bottacin di Padova, Padova 1903, p. 48, nota 4.

(7) L.J. Rizzoli, Un sigillo di Guido da Montefeltro?, in “Le Marche Illustrate” del 1905, F. 1-2, pp. 114 e 115.

(8) Cfr. Cronache Malatestiane dei secoli XIV e XV, in RIS, t. XV, p. II, p. XLIX, n. 4. Sul toponimo, D. Sacco, La Valmarecchia e la rupe di Montefeltro dall’età romana al basso Medioevo, in D. Sacco, A. Tosarelli, La fortezza di Montefeltro. San Leo: processi di trasformazione, archeologia dell’architettura e restauri storici, Sesto Fiorentino 2016, pp. 15-23.

(9) Le caratteristiche del sigillo (lo scudo gotico antico e le decorazioni verosimilmente floreali che fuoriescono dal centro dei tre lati dello scudo in steli a gruppi di tre) fanno ritenere che il sigillo risalga ai primi anni del Trecento o al più tardi alla metà dello stesso secolo.

(10) G. Franceschini, I Montefeltro, Milano 1970, pp. 188 e ss.

(11) A Conti, I Montefeltro nell’araldica monumentale trecentesca di Pisa, in M. Ferrari (a cura), L’arme segreta. Araldica e storia dell’arte nel Medioevo (secoli XIII-XV), Firenze 2015, pp.127-141

(12) L.J. Rizzoli, I sigilli nel museo Bottacin di Padova, cit., pp. 8 e 9.

* «Sigillo con lo stemma del conte Guido da Montefeltro (+1298) (tre bande d'oro in campo azzurro, con aquiletta», F.V. Lombardi, Mille anni di medioevo, in G. Allegretti, F.V. Lombardi, Il Montefeltro. 2. Ambiente, storia, arte nell'alta Valmarecchia, 1999, p. 116.