mercoledì 21 febbraio 2007

Dettagli di palazzo Luminati di Urbino

Ho ricavato delle immagini piuttosto interessanti sugli avanzi di pittura murale di palazzo Luminati.
Da quanto emerge da questa mia sommaria indagine la facciata del palazzo doveva essere interamente decorata con composizioni di oggetti, rappresentazioni di uomini e di animali fantastici.
Il tutto doveva essere organizzato in diversi registri che seguivano gli aspetti architettonici della facciata: le cornici delle finestre e i cordoli marcapiano.

Oltre ai cordoli in pietra erano aggiunti altri cordoli dipinti per meglio organizzare la disposizione delle figure in teorie che si sviluppavano longitudinalmente (evidenziati in rosso).

Gli avanzi di pittura sono molto frammentari e lacunosi, ma permettono una prima lettura di massima.
La parte più alta della facciata (evidenziata in arancione), cioè quella appena sotto la grondaia e fino alla cornice dello stipite delle finestre del secondo piano è in gran parte ancora coperta da uno strato uniforme di colore marrone. Uno strato che potrebbe essere stato sovrapposto allo strato pittorico che a noi interessa, come sembrerebbe evincersi in alcuni frammenti. Si tratta di una ipotesi da verificare con un sopralluogo.

Le campiture delimitate dalle cornici delle finestre e dal cordolo in pietra del secondo piano erano certamente decorate con panoplie e con la presenza di putti. Una composizione di strumenti militari armature e scudi si legge chiaramente appesa ad un nastro nell’estrema campitura di sinistra.

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La presenza di un putto (forse aggrappato ad una faretra) si individua nella campitura centrale di sinistra.

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Nelle altre due campiture le scarse tracce di pittura permettono solo di intuire il proseguimento del medesimo soggetto.

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Così la presenza di nastri e di oggetti appesi, caratteristici di queste composizioni, come si individuano ampiamente a palazzo ducale.

Appena sotto il cordolo in pietra del secondo piano, si nota la presenza di una fascia con una serie di figure chimeriche affrontate a coppie in pigmento rossiccio. Questa teoria è divisa dal registro inferiore tramite un cordolo chiaro dipinto.

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Sotto questo cordolo fittizio scorre una teoria di personaggi riccamente vestiti con abiti panneggiati, ma si nota anche la presenza di elementi architettonici, forse colonne. Questo registro (evidenziato in verde) è delimitato verso il basso dalle cornici degli stipiti delle finestre del primo piano e sa un cordolo dipinto che percorre la facciata nelle campiture tra una finestra e l’altra.
Curiosamente i frammenti di pittura superstiti si concentrano in corrispondenza delle campiture tra le finestre della facciata Così, in corrispondenza della prima campitura si individuano oggetti caratteristici del trionfo militare (come una ghirlanda sostenuta da un’asta), due chiarine decorate con nastri svolazzanti e delle figure umane (certamente i suonatori di chiarina) non meglio definibili nella posizione. Avanti a questi delle fiamme (?), una piccola mano (?) e un pilastro (?).

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In corrispondenza della seconda campitura si individuano bene le figure di tre individui procedenti o comunque rivolti verso sinistra (come i suonatori di chiarine). Vestono abiti panneggiati e uno di questi indossa calzature basse. In testa al gruppo di individuano fronde che probabilmente erano portare da uno dei personaggi rappresentati nel ciclo pittorico, come dimostrano i frammenti dell’ultima campitura. Sopra i personaggi individuabili in questo gruppo di frammenti, si può intravedere un cartiglio o più probabilmente un lungo e sottile vessillo bifido.

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In corrispondenza della tersa campitura, si possono individuare solo pochissimi frammenti del registro contenente la teoria di persone, ma su queste limitate porzioni di pittura si leggono un abito stretto in vita di un personaggio e altri particolare riconducibili a delle vesti. Se tutte le immagini di questo registro appaiono nella tinta bianco e nero, un frammento di pittura appena sopra l’angolo superiore destro della finestra centrale ci mostra un tessuto di colore rossiccio.
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All’estrema destra della facciata, in corrispondenza della quarta campitura troviamo ancora dei personaggi rivolti verso destra. Questa volta si leggono pene i loro profili: il primo potrebbe essere di un uomo, il secondo di una donna. Quest’ultima regge un ramo con foglie analogo a quello già individuato in precedenza. Dietro questa figura si individua almeno un altro personaggio e un elemento verticale (una colonnetta?) attraversato da un asta (?) in diagonale.
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Si tratta con tutta evidenza di un corteo composto da molti personaggi.

Nelle campiture tra le finestre del 1° piano si trovano pochissimi frammenti che non permetto di individuare il soggetto della rappresentazione. Nel registro sotto il cordolo delle finestre del primo piano vi sono tracce di pittura, ma assomigliate a quella avanzata sotto il tetto. Se questa pittura dovesse ricoprire quella più antica, la sua eliminazione potrebbe rilevare particolari interessanti.

Come si vede da questa prima indagine sommaria la facciata di questo antico palazzo urbinate era riccamente decorata, una decorazione che non doveva essere una eccezione nel panorama urbanistico dell’Urbino medievale, anzi.
Sulla tecnica dello sgraffito (verosimilmente usata a palazzo Luminati) si legga quanto scritto dal Vasari.

L'importanza della salvaguardia delle decorazioni di palazzo Luminati risulta così ancor più impellente e necessaria.

lunedì 12 febbraio 2007

Le mura di Urbino & Castelnuovo di Auditore: due iniziative da sostenere

Le mura di Urbino
Da anni l'amico Sergio Di Stefano sta cercando di promuovere il recupero della pubblica fruibilità del circuito delle mura cinquecentesce della città di Urbino.
A fronte del suo impegno, però, nulla sembra muoversi né in ambito locale né in ambito nazionale. Anzi.
Recentemente la situazione si è ulteriormente aggravata con altri interventi privati.
Per saperne di più: Le mura di Urbino di Sergio Di Stefano

Castelnuovo di Auditore
Gabriele Bartolini si sta da tempo opponendo al progetto di recupero di Castelnuovo di Auditore, uno dei tanti borghi murati che costellano le colline dell'entroterra della provincia di Pesaro e Urbino.
Bartolini sostiene, non senza ragione, che il progetto di recupero (non autorizzato dalla Soprintendenza) nasconde in realtà il tentativo di stravolgere l'impianto urbanistico e le caratteristiche storico-antropologiche di Castelnuovo.
Per saperne di più: Castelnuovo di Gabriele Bartolini

lunedì 5 febbraio 2007

Piume e non palme.

Dopo palazzo Luminati, eccomi a trattare di un altro palazzo urbinate. Si tratta di palazzo Palma, situato in via Mazzini, quasi di fronte al primo.
In questo palazzo si trova un cortile con porticato che è certamente uno dei luoghi più suggestivi della città.
Oggi questo edificio ospita un pensionato universitario; ma prima ancora di divenire palazzo Palma era la residenza della famiglia Galli. Il passaggio ai Palma avvenne per eredità sul finire del Cinquecento, ma i Palma vi si trasferirono solo nel 1771. Nel 1703 era conosciuto come palazzo dei Galli. Scriveva infatti l’urbinate papa Clemente XI nel 1703: “…fra gli altri spicca quello dei Galli, famiglia antichissima e nobilissima quale benché estinta merita non se ne estingua la memoria…” (NEGRONI, 2005, p. 133).
Ecco come Franco Mazzini descrive l’ambiente del cortile porticato di questo palazzo: “La nobiltà del monumento si rivela però nell’ampio cortile a tre arcate per lato (sensibilmente più ampie quelle centrali), su pilastri ottagonali in laterizio, coi singolari capitelli di pietra arenaria a foglia di palma finemente intagliata” (MAZZINI, 1982, p. 367).

I pilastri di palazzo Galli (fig. 1) hanno caratteristiche analoghe a quelli di altri edifici urbinati.


Così i pilastri in pietra del narcete di San Francesco (fig. 2) (MAZZINI, 1982, p. 367), quelli in cotto e pietra nel cortile di palazzo Paltroni (NEGRONI, 2005, p. 119), così come quelli del palazzo della Cappella musicale del SS. Sacramento (fig. 3) (MAZZINI, 1982, p. 396-397) o di palazzo Peroli (già palazzo di proprietà di Guidantonio da Montefeltro, MAZZINI, 1982, p. 389), oppure del chiostro grande di del convento di S. Francesco.

In particolare le basi dei pilastri di palazzo Galli (fig. 4) sono pressoché uguali a quelle del narcete di San Francesco (fig. 5) e a quelle della sede della Cappella musicale (fig. 6), tutte col caratteristico motivo ad artiglio.



Soffermandoci sui capitelli che sono l’oggetto di queste considerazioni. Quelli dei portici laterali di palazzo Galli (fig. 7) sono simili a quelli di palazzo Paltroni (“a foglie d’acqua” NEGRONI, 2005, p. 119), a quelli del portico del cortile interno di palazzo Peroli e a quelli della sede della Cappella musicale (fig. 8). Il medesimo motivo si ritrova anche nella lesena interna superstite dell’antica chiesa di San Bartolomeo e nei pilastri del chiostro grande di San Francesco. Invece i capitelli del narcete dell’omonima chiesa sono diversi (fig. 9) (“a fogliami” MAZZINI, 1982, p. 343).


Questa veloce rassegna riguardo la presenza di questo tipo elementi architettonici nella chiesa pantheon della Città e in abitazioni di importanti famiglie della corte dei Montefeltro, ci fa pensare a una soluzione architettonica di gran moda. Essi sono usualmente ritenuti tipici dell’architettura del Trecento, ma alcuni documenti notarili evidenziano come il narcete di San Francesco fosse in costruzione nella prima metà del Quattrocento (NEGRONI, 1993, p. 36 e 37, nota 7), poco prima di quando, intorno alla metà del secolo, vennero eseguiti lavori di ampliamento e abbellimento di palazzo Galli (NEGRONI, 2005, p. 132). Il gusto appare comunque decisamente gotico, specialmente se confrontato con le novità architettoniche del Rinascimento. Il Palazzo ducale di Urbino e palazzo Passionei-Paciotti ci mostrano come il modello architettonico del cortile di palazzo Galli fosse ormai superato nella seconda metà del XV secolo.

Ciò che ha attirato la mia attenzione, e che è oggetto di questo post, è il motivo che decora i capitelli del porticato del cortile di palazzo Galli nel lato al quale si accede dall’entrata principale di via Mazzini (fig. 10).

Questi capitelli sono diversi da quelli del lato destro che, come si è detto sono a foglie d’acqua, secondo la definizione di Franco Negroni.
I capitelli ai quali mi riferisco sono descritti così: “singolari capitelli di pietra arenaria a foglia di palma finemente intagliata” (MAZZINI, 1982, p. 367), oppure “delicati capitelli in pietra a foglia di palma” (NEGRONI, 2005, p. 133) (figg. 11, 12 e 13).


Dunque il motivo della foglia di palma accomuna le descrizioni di due importanti studiosi della storia e dell’arte urbinate. Eppure, a me quelle figure scolpite nei capitelli appaiono altro. Mi sembrano piuttosto delle piume.
Credo che l’individuazione della foglia di palma possa essere derivata dalla suggestione del nome del palazzo così come attestato in epoca tarda: palazzo Palma.
Ma il palazzo, come si è visto, fu costruito dai Galli diversi due secoli prima.
Lo stemma dei Galli non vede rappresentate una o più piume, bensì la figura intera di un gallo; così come lo stemma dei Palma vede rappresentata una pianta di palma intera e non una i più foglie. Dunque non si tratta dello stemma dei Galli (fig. 14), o dello stemma dei Palma.

Ma il motivo che decora i capitelli del portico di palazzo Galli (ora Palma) è chiaramente un motivo evocativo del nome della famiglia committente dell’opera e residente nel palazzo per almeno duecento anni: i Galli.
In araldica si riscontrano casi (anche di brisure) nei quali si vede rappresentato un particolare a significare il tutto. Credo che in questo caso, artistico e araldico al tempo stesso, il motivo delle piume possa certamente richiamare i Galli.
Il palazzo passò ai Palma con l’estinzione della famiglia dei Galli. E’ quindi probabile che con l’andar del tempo i nuovi proprietari abbiano voluto fare intendere che quei fregi fossero delle foglie di palma. L’estinzione della casata dei Galli e la similitudine del disegno piuma - foglia di palma hanno contribuito a far cadere nell’oblio l’antico significato.

La rappresentazione di piume nella foggia dei capitelli di palazzo Palma richiama quella risalente alla metà del Trecento adottata dal principe di Galles Edoardo (il cosiddetto Principe nero), ed ancor oggi insegna dell’erede al trono d’Inghilterra (fig. 15).

Un richiamo evidente anche nei fregi impressi sulle mattonelle in cotto che costituiscono il soffitto di un ambiente di palazzo Palma, già Galli (fig. 16).



Bibliografia:
F. MAZZINI, I mattoni e le pietre di Urbino, Argalia Editore, Urbino, 1982.
F. NEGRONI, Il Duomo di Urbino, Accademia Raffaello, Urbino, 1993.
F. NEGRONI, Appunti su alcuni palazzi e case di Urbino, Accademia Raffaello, 2005.

Immagini:
Foto a colori di Antonio Conti
Disegno dello stemma dei Galli di Urbino di Antonio Conti, sulla base di un documento notarile del XVI secolo (cortesemente segnalatomi da mons. Franco Negroni).
Disegni relativi al Principe di Galles tratti da J. P. BROOKE-LITTLE, Royal Heraldry, Pilgrim Press Ltd., 1987, p. 6.
Foto bn della mattonella tratta da F. MAZZINI, I mattoni e le pietre di Urbino, Argalia Editore, Urbino, 1982, p. 169.

Vedi palazzo Palma nel sito del Comune di Urbino: http://www.comune.urbino.ps.it/id/413/1943.aspx