martedì 11 giugno 2013

Per la divisa dell'Italian Team alla Battle of the Nations 2013


 
Dal 9 al 12 maggio 2013, nella città di Aigues-Mortes, Linguadoca-Rossiglione, Sud della Francia si è svolto il Campionato mondiale di combattimento medievale storico "Battaglia delle Nazioni" organizzato dalla Associazione Internazionale di battaglie storiche medievali (HMBIA). Anche a questa edizione ha partecipato la squadra rappresentativa dell’Italia, capitanata da Antonio De Zio.

La battaglia in armatura a contatto pieno è una sorta di sport globale, le cui origini risalgono ai primo anni '80, creato sulla base della ricostruzione della cultura materiale del Medioevo.

All’edizione 2013 hanno partecipato le seguenti nazioni: Argentina, Australia, Austria, Belgio, Bielorussia, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Israele, Italia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Polonia, Quebec, Repubblica Ceca e Slovacchia, Russia, Spagna, Stati Uniti, Ucraina e una squadra unica per i paesi baltici.

Nell'inverno scorso mi venne chiesto di proporre una soluzione per cotta d’arme della squadra italiana. E’ noto che per l’epoca medievale non si può individuare una figura identificativa unica per tutta la penisola, nemmeno dei colori comuni. Il problema si pose anche per l’Ordine di Malta che allorquando decise di dotarsi di una bandiera per ciascuna delle otto lingue nelle quali si divideva, per quella italiana adottò una bandiera nera con la scritta ITALIA in lettere d’oro posta in banda.
 

I mille comuni del Nord, con un’araldica prevalentemente dotata di smalti rosso-bianchi, nulla aveva a che fare con la situazione del Regno di Napoli o di Sicilia (per esempio) privo di analoghe autonomie anche araldiche; che dire poi delle signorie?

Si nota facilmente che più di una nazione partecipante alla manifestazione non ha nulla a che fare col Medioevo, mentre tutte le nazioni partecipano con l’attuale bandiera nazionale affiancando eventualmente un vessillo storico. Il risultato è, così mi è apparso, un connubio di nuovo e di antico dove l’antico assume anche la funzione di forma per il nuovo. Così i colori e talvolta anche le pezze e le figure delle insegne degli attuali stati (per lo più le bandiere) diventano colori pezze e figure delle cotte e degli scudi delle squadre della Battaglia delle nazioni.
 
 
Squadre come il Lussemburgo, la Danimarca, l’Inghilterra, la Francia la Polonia hanno gioco facile, così anche, paradossalmente, realtà più recenti come il Quebec, gli Stati Uniti, Israele e le nazioni dell’Oceania. Tutti queste hanno insegne degli antichi regni (talvolta usati tutt’ora), oppure, quelle prive di storia medievale adottano senza indugio le insegne dello stato contemporaneo.

Il caso dell’Italia fa gioco a sé, diverso da quello della Germania che pur essendo stata unificata in tempi recenti ha un chiaro segno unificante storico rappresentato dall’aquila imperiale nera in campo d’oro. La Spagna ha usato la bandiera attuale fortemente araldica.
 
Argentina
Australia
Slovacchia e Repubblica Ceca
Danimarca
Francia
Germania e Austria
Giappone
Inghilterra
Israele
Lussemburgo
Nuova Zelanda
Polonia e Ucraina
Quebec
Russia
Spagna
 
E l’Italia? Fu scartata l’ipotesi della bandiera dell’ordine di Malta troppo caratteristica di quella realtà (a giudizio di chi scrive fin troppo affine a maglie sportive moderne con la scritta a tutto petto). Posto che la squadra era propensa ad usare il colore azzurro, proposi l’adozione di una divisa sull’esempio di quelle adottate all’inizio del Quattrocento e poi in uso per molti decenni. L’idea originaria era quella di un inquartato: nel 1° e 4° d’azzurro piano, nel 2° e 3° il tricolore da organizzare nel modo migliore. Insomma, qualcosa di simile alle divise adottate dagli sforzeschi, dai bracceschi, dai Varano, i Malatesta, i Montefeltro per fare solo alcuni esempi celebri. Secondo un uso frequente, il campo pieno poteva essere caricato da un’impresa o un monogramma (emblemi già in uso dal Trecento).

Alla squadra piacque invece l’idea di una cotta interamente azzurra (il colore nazionale, sportivo e militare dell’Italia), ma piacque l’idea del monogramma.

A questo punto pensai al monogramma. Provai ad unire le lettere I e T, iniziali di Italia secondo l’uso medievale. Inutile ricordare che .it è il suffisso nazionale italiano per internet, ma che queste lettere sono anche le iniziali di Italian Team, squadra italiana nella lingua ufficiale della Battaglia delle Nazioni.

Considerate le caratteristiche fin troppo simili delle due lettere minuscole gotiche, optai per le maiuscole e caratterizzai la I per al fine di renderla stilisticamente affine con la T.
Sulle lettere sovrapposte posi una corona gotica secondo l’uso frequente tra Tre e Quattrocento.


Alla squadra piacque e venne adottato: bianco su azzurro.



 
I diversi passaggi ora descritti li ho preliminarmente discussi con Carola Sacchetti e Gabriele Tonucci durante memorabili cene.
La cotta d’arme è stata storicamente studiata per lo stile e il materiale da Carola Sacchetti e realizzata dall'Atelier di Battista: è dunque azzurra col monogramma bianco.
 
I singoli cavalieri hanno poi scelto di decorare lo scudo anche col motivo della divisa inquartata o diversamente partita col tricolore variamente rappresentato.


sabato 8 giugno 2013

UN SUCCESSO PER LA CONFERENZA SUI MONTEFELTRO

Come previsto, il 5 giugno appena trascorso ho tenuto a Urbino la conferenza sull'araldica dei Montefeltro.
La sala del maniscalco del quattrocentesco Torrione di Francesco di Giorgio Martini era piena. Piena di un pubblico composito molto interessante. Tra i cittadini di Urbino curiosi della storia patria c'erano professori universitari, docenti delle scuole, guide turistiche, re-enactors, personale delle biblioteche... insomma persone concretamente interessate a scoprire che cosa si "nasconde" dietro l'apparente banalità dell'arma dei Montefeltro.
Devo dire, con grande soddisfazione, che sono rimasto stupito della presenza di molte persone provenienti non solo da Pesaro, ma anche da San Marino, Gubbio, Montecopiolo e persino Sarsina e Chiusi. A tutti dico grazie, e con tutti mi scuso se alle 20 ero ancora impegnato a descrivere le ultimissime fasi dell'iter araldico montefeltresco.
A chi non ha potuto, per ovvie ragioni, assistere a tutta la conferenza do appuntamento su questo blog per l'annuncio della pubblicazione degli articoli che completeranno (col dovuto apparato critico e bibliografico) l'indagine araldica che ho raccontato durante la conferenza e che mi ha visto impegnato in una lunga ricerca presso archivi, biblioteche, musei e monumenti di varie regioni italiane ed anche all'estero.
Fin da ora è comunque possibile consultare parte del materiale già pubblicato sul sito 
Scribd.
In conclusione ringrazio la professoressa Bonita Cleri per l'introduzione, tutt'altro che scontata, e gli enti che hanno cortesemente voluto patrocinare l'iniziativa: l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", il Comune di Urbino e l'Istituto Araldico Genealogico Italiano. Nonchè la Compagnia d'arme i Poeti della Spada.