giovedì 10 agosto 2017

Malatesta su Wikipedia


In vista della collaborazione con un gruppo di rievocazione storica fanese, avevo deciso di dar colore agli stemmi del sepolcro di Paola Bianca Malatesta. Un'operazione banale, si dirà, ma dall'esito non scontato. La potenza del web aveva già mietuto vittime, affidatesi acriticamente a quanto proposto dalla rete. Le scuole, per esempio, nel fare ricerche storiche, come si vede nell'immagine qui sotto.


 
 Ultimamente spopola l'ultimo dei tre stemmi qui sopra pubblicati, reperito sulle pagine Wikipedia dedicate ai Malatesta. Si trova usato anche in ambio rievocativo e persino in documentari televisivi (Illustri conosciuti, Federico da Montefeltro, TV2000, dal minuto 9.02).
Lo stemma proviene dallo Spreti - famiglia Malatesta Ripanti(1) - ed ha avuto successo attraverso il Santi Mazzini (2) che pubblica anche un altro stemma altrettanto inadeguato a rappresentare i Malatesta. Un discreto successo hanno anche primi due stemmi del terzetto pubblicato, la cui "antichità" (sono tratti da stemmari sei-settecenteschi) attrae l'osservatore; tuttavia, anche questi non hanno alcuna attendibilità, se non quella (pur importante) di rappresentare la percezione araldica dei compilatori di stemmari nei secoli meno luminosi dell'araldica.
Eppure, anche sul web compaiono fonti attendibili (belle e pronte, o da interpretare) come nelle raccolte di Luca Barducci su Printerest.
 
Il mio intervento sugli stemmi del sepolcro di Paola Bianca, non è passato inosservato. E' stato spunto per l'apertura di una discussione su Wikipedia che ha portato alla sostituzione dello stemma impropriamente attribuito ai Malatesta signori in Romagna, nelle Marche e in Umbria. Ora su Wikipedia campeggia uno stemma più consono.


https://it.wikipedia.org/wiki/Malatesta#/media/File:Blasone_Malatesta.svg
 
 
Sul web, riguardo i Malatesta, vanno certamente segnalati i preziosi contributi degli amici Massimo Predonzani (L'araldica di Pandolfo III Malatesta, signore di Brescia e Bergamo) e Luca Barducci (I cimieri nell'araldica malatestiana).

Note
1) V. SPRETI (a cura), Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. IV, Milano 1928-36, rist. an. Forni, Bologna 1981, p. 259.
2) G. SANTI MAZZINI, Araldica. Storia, linguaggio, simboli e significati dei blasoni e delle arme, Milano 2003, p. 220.
 
 


mercoledì 9 agosto 2017

Il sigillo di Corrado da Montefeltro vescovo di Urbino dal 1309 al 1317


Lo stemma della città di Urbino e quello della famiglia dei Montefeltro sono strettamente legati, anzi, si può dire che tra la fine del XV s. e l'inizio del XVI s. il comune di Urbino adottò l'arma dei signori. Su questo mi sono soffermato, in ultimo, nel libro Le Marche sugli scudi. Atlante storico degli stemmi comunali, edito da Andrea Livi Editore, nel 2015, a cura di Mario Carassai.
Resiste, però, una tradizione ampiamente ripresa dalla storiografia, secondo la quale Urbino ebbe per stemma un'aquila, poi variamente individuata tra le varie che appaiono anche nello stemma comitale e poi ducale dei Montefeltro.
Esiste l'importante descrizione di un sigillo del comune di Urbino, recente un'aquila, impresso nel 1232, pochi decenni dopo la formazione del comune e due anni prima dell'avvento al potere dei Montefeltro, in una città che riconosceva l'autorità imperiale. Tuttavia, dopo questa antica testimonianza (che è relativa al sigillo e non allo stemma, e che precedette radicali e violenti cambi di regime tra le parti ghibellina e guelfa), non c'è più traccia di un'aquila tre le insegne della città. Può darsi che questa assenza sia dovuta solo alla perdita dei documenti, ma questo è lo stato dell'arte. Anzi, se un'aquila compare tra le insegne civiche nelle terre dei Montefeltro, ciò accade nel territorio del Montefeltro, non nel comitato di Urbino (si veda sempre Le Marche sugli scudi.
La storiografia dei Montefeltro e la storiografia araldica sulla casata che ha seguito la prima, hanno però individuato un documento più recente del sigillo comunale del 1232: il sigillo di Corrado da Montefeltro, vescovo di Urbino dal 1309 al 1317. In questo sigillo è stato individuato uno stemma con l'aquila ed è pertanto stato sostenuto che quello stemma (comunale) campeggiava nel sigillo vescovile in virtù dell'antico titolo di vescovo conte o comunque in virtù del ruolo svolto dall'istituzione vescovile nella nascita del comune. Questa interpretazione nasce dalla lettura del sigillo offerta da Bramante Ligi, e dall'immagine dell'impronta pubblicata nel suo libro I vescovi e arcivescovi di Urbino. Notizie storiche, Urbino 1953.
L'osservazione diretta dell'impronta, però, ha permesso al sottoscritto di escludere la presenza di uno stemma con l'aquila.
Come ho già scritto più volte in altre sedi, l'aquila sembra comparire come stemma autonomo solo col conte Antonio da Montefeltro, tra gli ultimi decenni del XIV s. e i primi anni del XV. Compare come insegna che i conti useranno come propria e del tutto verosimilmente non come insegna "civica".

Questo, il succo di quanto è possibile leggere nel mio ultimo intervento:
Il sigillo di Corrado da Montefeltro vescovo di Urbino dal 1309 al 1317 e le implicazioni araldiche riguardo gli stemmi del casato e della città di Urbino, pubblicato sulla rivista dell'Istituto Araldico Genealogico Italiano: “Nobiltà”, a. XXIV, nn. 138-139, maggio-agosto 2017, pp. 329-340, ISSN 1122-6412.

 
 
N.B. - La rivista "Nobiltà" è distribuita nelle principali biblioteche e presso tutti gli Archivi di Stato.