giovedì 7 dicembre 2006

Articolo 002 - L'armatura Bonarelli Della Rovere

Antonio Conti
Dall’araldica l’attribuzione di un’armatura a Pietro Bonarelli Della Rovere.

In “Pesaro città e contà”, 2003, n. 17, rivista della Società pesarese di studi storici, pp. 7-14, ill. bn.

Quando nella primavera del 1631 morì l’ultimo duca di Urbino, Francesco Maria II Della Rovere, lo Stato di Urbino passò sotto il diretto dominio della Santa Sede, ma i beni allodiali e quelli mobili della dinastia roveresca vennero ereditati dalla nipote dell'ultimo duca, Vittoria Della Rovere, trasferitasi a Firenze e quindi andata sposa al Gran Duca di Toscana. Tra i beni dei Della Rovere che varcarono l’Appennino per affluire a Firenze ci fu anche l’armeria ducale roveresca ricca di corazze, elmi e scudi di gran pregio, pezzi che così entrarono così a far parte della prestigiosa armeria medicea. Anche questa prestigiosa collezione era destinata a fare una brutta fine e, smembrata, vide i suoi pezzi sparsi nei per il mondo in molte collezioni museali o in raccolte private. E’ così che tre elementi di un’armatura “roveresca” si trovano oggi in tre dei i più importanti musei del mondo: L’Ermitage di San Pietroburgo, il Bargello di Firenze, il Poldi Pezzoli di Milano. Fino ad ora, l'armatura di cui si occupa l'articolo, era stata attribuita a Guidobaldo II Della Rovere (duca di Urbino dal 1538 al 1574), ma l’individuazione dello stemma rappresentato nella nuca dell’elmo, propone una storia assai più complessa di quella connessa ad una delle tante armature del duca roveresco. Una storia probabilmente tumultuosa, drammatica, che indica come possano essere mutevoli le vicende della vita umana. Lo stemma, infatti, fino ad ora non decifrato, rimanda ad uno dei principali consiglieri del duca Guidobaldo II, che, alla morte del suo protettore, ed all'assunzione al governo del nuovo duca Francesco Maria II, cadde improvvisamente in disgrazia, e fu costretto ad una vita da esiliato con una condanna a morte pendente sul capo.E’ questo il classico esempio di come, attraverso il riconoscimento di uno stemma araldico, sia possibile risalire alla storia di cose e persone, o perlomeno di indicare più corrette linee d’indagine per ulteriori studi storici.

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