giovedì 28 giugno 2018

E' DEI BOCCACCI IL PIU' CELEBRE STEMMA "MALATESTIANO" DI FANO


Non è uno stemma qualunque. È lo stemma malatestiano per eccellenza nella città di Fano, tanto da essere stato scelto quale simbolo dei Musei Civici Malatestiani.

Celebre per il cimiero del liocorno crestato, questo stemma, murato nel portico dell’ex chiesa di San Francesco, è stato costantemente attribuito alla famiglia Malatesti dalla storiografia fanese e non, per quasi duecento anni.
 
 
 
 

 
Tuttavia, l’attribuzione malatestiana non ha retto alla prova della ricerca compiuta dall’araldista Antonio Conti. L’indagine, basata su diverse fonti documentarie, è stata compiuta principalmente presso i principali archivi fanesi: Biblioteca Federiciana e Archivio diocesano. All’esito è emerso che lo stemma deve essere attribuito alla famiglia Boccacci.

Lastra terragna con stemma - Stemma dei Boccacci - Stemma con smalti malatestiani 


I Boccacci provenivano dal dominio malatestiano di Meldola, nell’entroterra forlivese. Si stabilirono a Fano all’inizio del Quattrocento con certo Molduccio, che fu tra le personalità più vicine a Pandolfo III Malatesti signore di Fano. Molduccio fu podestà di Senigallia e forse anche di Fano, poi venne nominato referendario per tutti i domini di Pandolfo III nelle Marche, in Toscana e in Romagna.

La famiglia Boccacci si estinse nel Settecento, dopo aver attivamente partecipato alla vita politica della città. Tra le sue fila si rintracciano consiglieri e gonfalonieri del comune di Fano, castellani, capitani, cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano, conti e baroni, poeti e sacerdoti.


La ricerca è stata presentata in anteprima in una conferenza organizzata in la collaborazione del Sistema Bibliotecario del Comune di Fano, sotto l’egida dello Iagi e della Cigh, presso la Mediateca Montanari (Memo), nella giornata del 22 giugno 2018; sarà prossimamente pubblicata sulla rivista “Nobiltà” dell’Istituto araldico Genealogico Italiano.
 
 

L'articolo, intitolato Lo stemma "malatestiano" col cimiero del liocorno crestato attribuito alla famiglia Boccacci, si compone dei seguenti paragrafi:
Questione di stile
L'attribuzione ai Malatesti
Aspetti controversi dell'attribuzione malatestiana
Una nuova attribuzione, ai Boccacci di Fano
Chi erano i Boccacci?
Conclusioni


Da "il Resto del Carlino", edizione di Pesaro, mercoledì 27 giugno 2018, p. 12.




Sito del Comune di Fano

 
 
 
 
 

sabato 17 febbraio 2018

Lo stemma del Comune di Urbino prima, durante e dopo il regime napoleonico


Lo scorso mese di dicembre 2017 è stato pubblicato il libro a cura di Agnese Vastano: Verso Milano. Le spoliazioni napoleoniche a Urbino. Nel volume compaiono numerosi interventi, tutti anche tradotti in inglese:

- Agnese Vastano, Prefazione (pp. 10-11)
- Daniele Diotallevi, Il generale Bonaparte in Italia. Genio militare e uomo di cultura? (pp. 13-28);
- Bonita Cleri, La Pala Montefeltro nella cultura urbinate del Quattrocento (pp. 29-50);
- Valentina Catalucci, Tra “le più belle opere di pittura che formavano il di Lei ornamento”: i dipinti di Timoteo Viti sottratti alla città di Urbino (pp. 51-62);
- Anna Fucili, La Madonna di Santa Chiara, opera presunta di Raffaello, dispersa in epoca di soppressionni. Da Urbino a Cambridge, Massachusett, trasferimenti e curiosità iconografiche (pp. 63-92);
- Antonio Conti, Lo stemma del Comune di Urbino prima, durante e dopo il regime napoleonico (pp. 93-129);
- Andrea Bernardini, Urbino al tempo delle spoliazioni napoleoniche. Regesto documentario (pp. 130-159).



Il volume è dedicato a un tema annoso e molto sentito a Urbino per il particolare pregio di alcune opere sottratte dal regime napoleonico alla città: prima fra tutte la celebre Pala Montefeltro  (impropriamente detta anche Pala di Brera) dipinta da Piero della Francesca e ora esposta alla Pinacoteca Nazionale di Brera, a Milano. Che posto poteva trovare un saggio di araldica, o comunque un saggio legato al fenomeno araldico in un volume di questo tipo? Ho riflettuto qualche giorno, poi lo spunto è giunto con un dipinto di Timoteo Viti, sottratto dai napoleonici nel 1810, anch’esso a Brera, ma non esposto. Si tratta della conversazione della Vergine col Bambino e i santi Crescentino e Donnino, una tela nella quale il santo patrono di Urbino sorregge il vessillo armeggiato della città, un esempio unico di questo tipo di rappresentazione, per Urbino, a fronte di un’ampia serie di santi vessilliferi presso altri comuni della regione, innanzitutto san Terenzio di Pesaro. Questa tela, databile ai primissimi anni del XVI secolo, è dunque stata il pretesto per tornare sul tema dello stemma Urbinate, in maniera ancor più approfondita di quanto non ho già fatto nel pur completo intervento nel volume “Le Marche sugli scudi. Atlante degli stemmi comunali” edito da Andrea Livi Editore me 2015, a cura di Mario Carassai, con testi di Alessandro Savorelli, Vieri Favini e miei.

Dunque il mio intervento s’intitola lo stemma di Urbino prima, durante e dopo il regime napoleonico; non ho volutamente richiamato il Regno d’Italia, nel titolo, perché per regime napoleonico ho voluto intendere anche la breve parentesi giacobina di fine XVIII secolo.


Il mio intervento prende in esame tutte le fonti fino ad ora note e le interpratazioni storiche addotte nella non piccola bibliografia sul tema. Alcune fonti, molto importanti, sono per altro state individuate da me in anni di ricerca e in gran parte già proposte all’attenzione degli studiosi con pubblicazioni.

Dagli albori del Comune urbinate (attestato all’inizio del XIII secolo), al mancato decreto di riconoscimento dello stemma, fino al logotipo ideato da Albe Steiner nel 1969, passando per l’emblematica adottata dal regime giacobino e l’araldica civica napoleonica. Il racconto delle fonti e l’interpretazione che propongo si sviluppano seguendo i seguenti paragrafi:

1. Un pretesto
2. L’araldica civica
3. La tradizione dell’aquila quale stemma del Comune: leggenda o realtà?
4. San Crescentino patrono, protettore ed emblema del Comune
5. L’uso civico dell’antico stemma signorile
6. Bonaparte e Napoleone I: fine e ripresa dell’uso delle storiche insegne comunali
7. Dopo Napoleone.
 
Il testo è corredato di 24 illustrazioni in bianco e nero e a colori, molte delle quali sono inedite.


A. Vastano, Verso Milano. Le spoliazioni napoleoniche a Urbino, Leardini Editore, Macerata Feltria, 2017.

lunedì 15 gennaio 2018

Il segno del falco, dai microfoni di Radio Incontro (Pesaro)


Nella trasmissione "L'invitato speciale" di Radio Incontro Pesaro, andata in onda oggi 15 gennaio 2018, ho avuto l'occasione di fare quattro chiacchere su "Il segno del falco".

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