In vista della collaborazione con un gruppo di rievocazione storica fanese, avevo deciso di dar colore agli stemmi del sepolcro di Paola Bianca Malatesta. Un'operazione banale, si dirà, ma dall'esito non scontato. La potenza del web aveva già mietuto vittime, affidatesi acriticamente a quanto proposto dalla rete. Le scuole, per esempio, nel fare ricerche storiche, come si vede nell'immagine qui sotto.
Ultimamente spopola l'ultimo dei tre stemmi qui sopra pubblicati, reperito sulle pagine Wikipedia dedicate ai Malatesta. Si trova usato anche in ambio rievocativo e persino in documentari televisivi (Illustri conosciuti, Federico da Montefeltro, TV2000, dal minuto 9.02).
Lo stemma proviene dallo Spreti - famiglia Malatesta Ripanti(1) - ed ha avuto successo attraverso il Santi Mazzini (2) che pubblica anche un altro stemma altrettanto inadeguato a rappresentare i Malatesta. Un discreto successo hanno anche primi due stemmi del terzetto pubblicato, la cui "antichità" (sono tratti da stemmari sei-settecenteschi) attrae l'osservatore; tuttavia, anche questi non hanno alcuna attendibilità, se non quella (pur importante) di rappresentare la percezione araldica dei compilatori di stemmari nei secoli meno luminosi dell'araldica.
Eppure, anche sul web compaiono fonti attendibili (belle e pronte, o da interpretare) come nelle raccolte di Luca Barducci su Printerest.
Il mio intervento sugli stemmi del sepolcro di Paola Bianca, non è passato inosservato. E' stato spunto per l'apertura di una discussione su Wikipedia che ha portato alla sostituzione dello stemma impropriamente attribuito ai Malatesta signori in Romagna, nelle Marche e in Umbria. Ora su Wikipedia campeggia uno stemma più consono.
Sul web, riguardo i Malatesta, vanno certamente segnalati i preziosi contributi degli amici Massimo Predonzani (L'araldica di Pandolfo III Malatesta, signore di Brescia e Bergamo) e Luca Barducci (I cimieri nell'araldica malatestiana).
1) V. SPRETI (a cura), Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. IV, Milano 1928-36, rist. an. Forni, Bologna 1981, p. 259.
2) G. SANTI MAZZINI, Araldica. Storia, linguaggio, simboli e significati dei blasoni e delle arme, Milano 2003, p. 220.