Sotto il porticato antistante alla chiesa di San Francesco,
a Fano, è stato traslato il monumento funebre di Paola Bianca Malatesti. Figlia
di Pandolfo II signore di Pesaro, vedova di Sinibaldo Ordelaffi signore di
Forlì, sposò nel 1388 di Pandolfo III Malatesti, signore di Fano. Paola morì il 13 giugno 1398, ma il suo
splendido sepolcro fu realizzato solo tra il 1413 e il 1415 dallo scultore
veneziano Filippo di Domenico, che per quest’opera ricevette 470 ducati. Originariamente
collocata nella cappella maggiore della chiesa, fu traslata sotto il portico
tra la fine del secolo XVIII e l’inizio del successivo e non nel 1659 come
indicato nella targa murata al di sopra del monumento.
L’opera è certamente una delle più importanti testimonianze
del dominio malatestiano a Fano e uno dei monumenti più insigni della città. Versa
ormai da anni in stato di grave incuria. Nonostante pubbliche denunce, il
monumento continua a essere nido di piccioni, e persino il volto della defunta
è oltraggiato dal guano.
Alcuni anni fa, per un caso, salvai dalla stessa sorte il
bassorilievo di San Paterniano custodito presso il Museo civico: appena
accortasi della situazione, la direttrice, fece subito intervenire un
restauratore e provvide alla successiva protezione del prezioso manufatto.
Sorte analoga non è toccata a Paola Bianca la cui cura non ricade evidentemente
sotto mani altrettanto amorevoli.
Oltre alla defunta e a un ricco corredo d’immagini sacre, il
monumento mostra gli stemmi dei Malatesti: gli stemmi della defunta che erano
anche quelli del marito. Sul fronte: a destra dell’epigrafe c’è lo stemma
bandato, a sinistra dell’epigrafe c’è lo stemma delle tre teste, entrambi
dotati della classica bordura indentata; sui fianchi i due stemmi si trovano con
collocazione invertita. Resta qualche traccia della pittura che colorava gli
scudi, ma apparentemente non offre alcuna indicazione utile. Tuttavia gli
smalti degli stemmi malatestiani sono ampiamente noti e così ho pensato di proporre
gli scudi del sepolcro con i smalti... anche per fare giustizia di quanto
inopinatamente propone Wikipedia. Peraltro, credo che vada segnalata la
favolosa la rappresentazione delle tre teste.
Stemmi malatestiani con gli smalti
Da Wikipedia, presente in 90 pagine
S. MASIGNANI, La scultura nei territori malatestiani dal
Duecento al Quattrocento, in L. BELLOSI, Le arti figurative nelle corti dei
Malatesti, Rimini 2002, pp. 136-141.