Oggi 10 giugno 2012, festa del Corpus Domini, mi piace segnalare la presenza
a Palazzo ducale di Urbino di un magnifico baldacchino processionale,
verosimilmente usato in occasione delle solennità per questa importante festa.
L’importanza della festa era tale che la sua celebrazione era prevista nello
statuto cittadino con precise prescrizioni riguardo la partecipazione del
magistrato cittadino e di altre pubbliche autorità “De venerando Corpore
Christi, et luminaria fienda in eius festo”.
Il baldacchino si trova alla fine dell’intero percorso, laddove non tutti i
visitatori arrivano, ed è un peccato. Va detto che tutta la collezione
roveresca è collocata negli ambienti dell’ultimo piano del palazzo, realizzati
con la soprelevazione decretata da Guidobaldo II Della Rovere.
Del tutto ingiustificata appare, invece l’impossibilità per il visitatore di
godere appieno della bellezza del manufatto. Collocato in un ambiente in
penombra, mostrante solo il fronte, senza possibilità alcuna per il visitatore
di girarvi attorno. Ciò determina la possibilità di ammirare il fronte del
baldacchino, ma assai difficilmente gli altri tre lati. La collocazione a 45°
permetterebbe l’osservazione del fronte e di uno dei due fianchi, peraltro
identici.
Che si tratti del baldacchino processionale per il Corpus Domini è
deducibile dalla frequente presenza dell’ostensorio tra le decorazioni
religiose (l’altra è una Vergine e poi il Cristo risorto).
Al di là della decorazione sacra (cui va aggiunto il magnifico cielo col
Cristo risorto impugnante il vessillo crociato, circondato di fiammelle diffuse
a raggiera), è particolarmente interessante e unica nel suo genere la
decorazione pittorica dei pendenti laterali con gli stemmi di tutti i membri
della casa ducale, più quello del vescovo (arcivescovo ?) in carica e quello
della città.
C’è lo stemma del duca Guidobaldo II Della Rovere composto dall’unione della
metà destra dell’arma dei Montefeltro e dalla metà sinistra dell’arma roveresca
con in mezzo il palo della Chiesa con chiavi incrociate e l’ombrellino che
intorno al 1555 sostituì (quasi definitivamente) la tiara presente nel palo fin
dai tempi del duca Federico (1474). Lo scudo è circondato dal collare
dell’ordine del Toson d’oro (ottenuto nel 1558) ed è timbrato da una corona
C’è lo stemma della duchessa Vittoria Farnese (sposata al duca nel 1548) che
è composto dall’unione dell’arma del marito con quella paterna. Anche lo scudo
della duchessa è timbrato da una corona.
C’è lo stemma del principe Francesco Maria che succederà al padre nel 1574 e
che fino ad allora non avrà diritto al palo della Chiesa nello stemma. La
corona è più semplice di quella paterna.
C'è lo stemma del cardinale Giulio fratello del duca, il cui scudo (senza
palo della Chiesa) è decorato dagli ornamenti esterni confacenti alla sua
carica ecclesiastica.
C’è lo stemma di Felice Tiranni, legatissimo ai Della Rovere che verrà
premiato col privilegio del capo roveresco (non mi è ancora noto se come
concessione ducale o a sottolineare il legame col cardinale Giulio). Lo scudo è
decorato dagli ornamenti esterni caratteristici della carica ecclesiastica del
Tiranni
C’è poi lo stemma della città di Urbino cha almeno dai primi anni del XVI
secolo era ormai quella antica dei Montefeltro. Lo scudo non è timbrato da
alcuna corona.
Tutti gli scudi sono sagomati in forme barocche cinquecentesche con cornici
accartocciate dorate.
Dagli stemmi è possibile stabilire l'arco temporale della realizzazione del
baldacchino.
Il termine ante quem parrebbe essere:
- quello della morte di Guidobaldo II avvenuta nel settembre 1574, ma va
ricordato che dal 1572 i rapporti con la città di Urbino furono tesissimi, di
più, la città fu considerata traditrice dal duca per via di una clamorosa
rivolta per motivi fiscali ed è inverosimile che il baldacchino sia stato
realizzato negli anni del dissidio.
- si rileva anche l'assenza dello stemma della principessa Lucrezia d'Este
sposata da Francesco Maria nel febbraio 1570.
Propendo quindi per termine ante quem: 1569-71.
Il termine post quem può essere determinato così:
- dalla nomina ad arcivescovo metropolita di Felice Tiranni avvenuta nel
1563 (se vi sono gli ornamenti, non ritrovo gli appunti annotati su un foglio
volante e non ho potuto eseguire fotografie), l’assenza del pallio e della
croce a due traverse ricondurrebbe la data fino al 1551, di molto precedente ad
altre utili;
- dall'aggregazione all'ordine del Toson d'Oro nell'agosto 1559 o al
conferimento dell'insegna avvenuto nel gennaio 1561.
In conclusione va detto che il recupero e il restauro di questo prezioso
manufatto è dovuto all'opera di Isidoro e Matteo Bacchiocca, restauratori di
Urbino. E' prevista la prossima pubblicazione di un articolo di Matteo sul
restauro in una rivista del settore.
Notizie su questo oggetto e un'immagine è visibile sul sito della ditta
Bacchiocca.