Dal 9 al 12 maggio 2013, nella città di Aigues-Mortes,
Linguadoca-Rossiglione, Sud della Francia si è svolto il Campionato mondiale di
combattimento medievale storico "Battaglia delle Nazioni" organizzato
dalla Associazione Internazionale di battaglie storiche medievali (HMBIA).
Anche a questa edizione ha partecipato la squadra rappresentativa dell’Italia,
capitanata da Antonio De Zio.
La battaglia in armatura a contatto pieno è una sorta di sport globale, le
cui origini risalgono ai primo anni '80, creato sulla base della ricostruzione della cultura materiale del
Medioevo.
All’edizione 2013 hanno partecipato le seguenti nazioni: Argentina,
Australia, Austria, Belgio, Bielorussia, Danimarca, Francia, Germania,
Giappone, Inghilterra, Israele, Italia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Polonia,
Quebec, Repubblica Ceca e Slovacchia, Russia, Spagna, Stati Uniti, Ucraina e
una squadra unica per i paesi baltici.
Nell'inverno scorso mi venne chiesto di proporre una
soluzione per cotta d’arme della squadra italiana. E’ noto che per l’epoca
medievale non si può individuare una figura identificativa unica per tutta la
penisola, nemmeno dei colori comuni. Il problema si pose anche per l’Ordine di
Malta che allorquando decise di dotarsi di una bandiera per ciascuna delle otto
lingue nelle quali si divideva, per quella italiana adottò una bandiera nera
con la scritta ITALIA in lettere d’oro posta in banda.
I mille comuni del Nord, con un’araldica prevalentemente dotata di
smalti rosso-bianchi, nulla aveva a che fare con la situazione del Regno di
Napoli o di Sicilia (per esempio) privo di analoghe autonomie anche
araldiche; che dire poi delle signorie?
Si nota facilmente che più di una nazione partecipante alla manifestazione
non ha nulla a che fare col Medioevo, mentre tutte le nazioni partecipano con
l’attuale bandiera nazionale affiancando eventualmente un vessillo storico. Il
risultato è, così mi è apparso, un connubio di nuovo e di antico dove l’antico
assume anche la funzione di forma per il nuovo. Così i colori e talvolta
anche le pezze e le figure delle insegne degli attuali stati (per lo più le
bandiere) diventano colori pezze e figure delle cotte e degli scudi delle
squadre della Battaglia delle nazioni.
Il caso dell’Italia fa gioco a sé, diverso da quello della Germania che
pur essendo stata unificata in tempi recenti ha un chiaro segno unificante
storico rappresentato dall’aquila imperiale nera in campo d’oro. La Spagna ha
usato la bandiera attuale fortemente araldica.
Argentina
Australia
Slovacchia e Repubblica Ceca
Danimarca
Francia
Germania e Austria
Giappone
Inghilterra
Israele
Lussemburgo
Nuova Zelanda
Polonia e Ucraina
Quebec
Russia
Spagna
E l’Italia? Fu scartata l’ipotesi della bandiera dell’ordine di Malta troppo caratteristica di quella realtà (a giudizio di chi
scrive fin troppo affine a maglie sportive moderne con la scritta a tutto
petto). Posto che la squadra era propensa ad usare il colore azzurro, proposi
l’adozione di una divisa sull’esempio di quelle adottate all’inizio del
Quattrocento e poi in uso per molti decenni. L’idea originaria era quella di un
inquartato: nel 1° e 4° d’azzurro piano, nel 2° e 3° il tricolore da
organizzare nel modo migliore. Insomma, qualcosa di simile alle divise adottate dagli
sforzeschi, dai bracceschi, dai Varano, i Malatesta, i Montefeltro per fare
solo alcuni esempi celebri. Secondo un uso frequente, il campo pieno poteva essere
caricato da un’impresa o un monogramma (emblemi già in uso dal Trecento).
Alla squadra piacque invece l’idea di una cotta interamente azzurra (il colore
nazionale, sportivo e militare dell’Italia), ma piacque l’idea del monogramma.
A questo punto pensai al monogramma. Provai ad unire le lettere I e T,
iniziali di Italia secondo l’uso medievale. Inutile ricordare che .it è il suffisso nazionale italiano per internet, ma che queste lettere sono anche le iniziali di Italian Team, squadra italiana nella lingua ufficiale della Battaglia delle Nazioni.
Considerate le caratteristiche fin troppo simili delle due lettere
minuscole gotiche, optai per le maiuscole e caratterizzai la I per al fine di renderla stilisticamente
affine con la T.
Sulle lettere sovrapposte posi una corona gotica secondo l’uso
frequente tra Tre e Quattrocento.Alla squadra piacque e venne adottato: bianco su azzurro.
La cotta d’arme è stata storicamente studiata per lo stile e il materiale da Carola Sacchetti e realizzata dall'Atelier di Battista: è dunque azzurra col monogramma bianco.
I singoli cavalieri hanno poi scelto di decorare lo scudo anche col motivo della divisa inquartata o diversamente partita col tricolore variamente rappresentato.